martedì 26 maggio 2015

Salvarsi dal marketing degli alti ISO. Ovvero come vivere felici con la nostra vecchia fotocamera per molti anni

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di Marco Palladino 

Siamo ormai abituati alla veloce evoluzione tecnologica nel comparto fotografico e al consumo di informazioni sull’ultimo ritrovato uscito. La curiosità in effetti ci spinge a voler sapere subito ma nei fatti, salvo pochi fortunati, la gran parte di noi acquista fotocamere e obiettivi diversi mesi dopo la loro uscita, nel caso degli obiettivi anche anni (se non addirittura usati). I lettori del magazine sanno che amo fare delle recensioni tardive, che ritengo più utili per l’acquirente reale, spesso confrontando oggetti che si possono trovare ormai solo usati, o comunque accessibili al pubblico più vasto. Ad esempio questa recensione comparativa tra la fotocamera Canon EOS 1Ds Mark2 e la fotocamera Canon EOS 5d Mark2 oppure un confronto particolarmente critico tra EOS 7D ed EOS 30D soltanto per gli alti ISO. Difatti molte innovazioni tecnologiche sono troppo facilmente chiamate “rivoluzioni” quando tutt’al più si tratta di leggeri miglioramenti nel comparto tecnologico (per le fotocamere spesso si tratta di un processore migliore e un firmware aggiornato) .

C’è decisamente una componente spiccatamente psicologica e consumistica nel marketing aggressivo che ha caratterizzato l’ultimo decennio, dico l’ultimo decennio perché nel comparto reflex ad esempio si può dire che le innovazioni tecnologiche sostanziali sono state raggiunte già nel 2006/2007. La competizione è stata spietata e ha investito inizialmente la corsa ai megapixel. Per un lungo periodo, e ancora oggi, la fotocamera con più megapixel aveva un appeal da ultimo ritrovato tecnologico, capace di prestazioni superiori. Questa idea è dura a morire ma tutto sommato ormai anche il pubblico meno smaliziato si è stancato. Esistono cellulari con fotocamere da 40MP. L’idea che i molti megapixel siano sinonimo di qualità è finalmente scemata. Invito a leggere questo nostro articolo di un paio d’anni fa, le cose non sono cambiate di molto. Sappiamo quanto la Sony in congiunzione con Nikon abbia puntato sull’innovazione dei sensori, prima in risoluzione e infine in gamma dinamica, cui è seguito l’aggiornamento Canon con la EOS 5Ds capace di una risoluzione di ben 50 megapixel, benché ancora indietro quanto a gamma dinamica del sensore.

L’ultima frontiera poi è la miniaturizzazione degli apparecchi e la più grande innovazione è certamente quella delle fotocamere mirrorless, Fuji in testa a tutti. Le fotocamere mirrorless ormai hanno raggiunto livelli di qualità del sensore, per quanto riguarda risoluzione, alti ISO, gamma dinamica e output al pari se non superiore in taluni casi alle Reflex di fascia alta. Si legga un articolo come questo pubblicato da Ken Rockwell dove emerge bene che la Fuji X-Pro1 è al pari di mostri come la Nikon D800 o anche la D4.

Pur essendo la risoluzione un parametro che ha perso valore, resta ancora uno della “triade”, forse ormai il meno importante. Per triade intendo: RISOLUZIONE, ALTI ISO, GAMMA DINAMICA. Questi tre parametri ormai decidono il valore tecnologico di un sensore digitale, facendoci spesso dimenticare che attorno a un sensore c’è una fotocamera e che a questa si attaccano degli obbiettivi. É nota ormai la querelle che investe i punteggi assai bassi assegnati dal sito specializzato in analisi dei sensori digitali, DXOMARK, alle fotocamere della Canon. Tipicamente i sensori Canon restano parecchio indietro a causa di una più ristretta gamma dinamica, che non supera i 12 stop anche a bassi ISO, contro i circa 14 dei sensori Sony/Nikon. La gamma dinamica è un fattore importante certo, ma non indispensabile. Inoltre per le applicazioni più tipiche dove occorre ampia latitudine di posa nello scatto, ovvero il paesaggio, le fotocamere moderne danno la possibilità di attivare la modalità HDR (High Dynamic Range) per espandere la gamma dinamica anche oltre i 14 stop totali.

Una cosa che caratterizza i sensori Sony/Nikon è la grande possibilità di recupero nelle ombre. Questo aspetto ci conduce direttamente all’argomento chiave, ovvero: gli alti ISO sono davvero una innovazione tecnologica? Un po’ lo sono, ma è davvero poca cosa. Non certo la rivoluzione tecnologica che vorrebbero farci credere. In buona sostanza gran parte dei miglioramenti sono nell’ottimizzazione del segnale in concomitanza con l’aumento della risoluzione. Questo si traduce in un miglioramento da una generazione di fotocamere all’altra di circa 1/2 – 2/3 di stop in assoluto e 1-1,5 stop, se consideriamo anche il maggiore fattore di risoluzione, ovvero che ad esempio riducendo un file da 36MP (Nikon D800) a 12MP (Nikon D700) anche a parità di rumore digitale l’immagine della Nikon D800 apparirà più pulita, ovviamente.

Funzioni aggiuntive nel menu di Magic Lantern

La più grande limitazione affinché la nostra vecchia EOS 5D (la versione I) che sforna ancora file meravigliosi di dignitosissimi 12 MP (per sapere se ce ne servono davvero di più, invito ancora a leggere questo articolo) riesca ad eguagliare le prestazioni degli alti ISO di fotocamere più moderne, ebbene non è tecnologica, bensì: COMMERCIALE! Canon (così come gli altri brand) si guarda bene dall’offrire un aggiornamento del firmware che potrebbe sbloccare il limite degli alti ISO che nella EOS 5D è ancora a ISO3200. Come superare questo limite?

Esiste un software open source gratuito che è ormai arrivato a livelli di affidabilità notevoli. Si chiama MAGIC LANTERN e va a sostituire il firmware della Canon. Purtroppo funziona solo con Canon. Per le fotocamere Nikon sta nascendo una community simile, si veda il sito https://nikonhacker.com/. Questo firmware alternativo ovviamente fa molto di più, introduce strumenti e ottimizzazioni notevoli soprattutto nel comparto video. Le fotocamere molto vecchie, come la EOS 5D in questione non sono pienamente supportate. In generale anche la gamma dinamica, almeno dell’output di file JPEG viene aumentata e la limitazione degli alti ISO può essere rimossa.

GAMMA DINAMICA AUMENTATA CON MAGIC LANTERN

Capiamo quindi che i limiti degli ISO sono piuttosto una questione di software che non di hardware. Allora perché non intervenire direttamente noi sul file? La prima regola da seguire è come sempre scattare in RAW (sul perché, leggere questo articolo) che ci consente un maggior recupero nelle ombre e in generale dell’esposizione e un aumento della gamma dinamica rispetto a un JPG 8 bit. In buona sostanza, senza entrare nei dettagli, anche la fotocamera di ultima generazione usa una specie di trucchetto software quando impostiamo gli ISO altissimi, quelli che prima erano chiamati ISO espansi. Anche nella nostra fotocamera di più vecchia generazione quando attiviamo dal MENU gli ISO ESPANSI avremo valori come H1 o H2 che sono valori superiori al massimo considerato accettabile. Quindi se la fotocamera arriva a ISO 3200, H1 sarà ISO 6400. Quello che non sappiamo però è che non sono valori “reali” ma interpolati dal software. La stessa cosa che possiamo fare noi se agiamo in questo modo:

1) IMPOSTARE LA FOTOCAMERA SUL FORMATO RAW

3) ATTIVARE I VALORI ISO ESPANSI E SCEGLIERE IL VALORE MASSIMO

3) SCATTARE CON DIAFRAMMI A MASSIMA APERTURA E UN VALORE DI COMPENSAZIONE (SOTTOESPOSIZIONE) DI “–1” (ottenuto diminuendo i tempi di scatto alla metà, ed esempio da 1/15 a 1/30). Infatti l’unico motivo per cui siamo disposti a sacrificare la qualità di immagine sia alzando gli ISO nativamente sia sottoesponendo è perché siamo già al limite  e i tempi di scatto non sono accettabili.

Ricordiamo che i tempi di scatto al limite possono essere ancora tollerabili se è presente uno stabilizzatore nella fotocamera o nell’obbiettivo (leggere questo articolo). In caso di soggetti in movimento i tempi di scatto sicuri potrebbero comunque non bastare, anche se lo stabilizzatore è attivo, come nel caso della FOTOGRAFIA SPORTIVA. In generale la necessità di ISO molto alti si fa sentire per la fotografia a teatro o ai concerti.

4) APRIRE IL FILE RAW CON UN SOFTWARE EVOLUTO COME DPP (solo Canon), LIGHTROOM O PHOTOSHOP.
Qui possiamo intervenire semplicemente sul valore di esposizione generale e riportare l’immagine a valori di +1 (o +10 se la scala è in centesimi). in alternativa, dato che molto spesso le immagini sottoesposte soffrono soprattutto nelle ombre che risultano molto chiuse, è sufficiente intervenire solo sulla porzione a sinistra dell’istogramma, ovvero possiamo recuperare solo i neri e le ombre (e quindi un po’ i mezzi toni), lasciando inalterate le luci e le alte luci (bianchi). Questo intervento è particolarmente felice con i sensori Nikon/Sony che permettono un grande recupero nelle ombre senza troppo rumore digitale.

Gli interventi possibili in camera oscura digitale sono diversi. Non sempre spostare il selettore dell’esposizione è la soluzione migliore. In generale tutti gli interventi sulla luminosità, tra l’altro su file già scattati a ISO molto alti, introducono una notevole quantità di rumore digitale. Molto meglio intervenire sulle curve (vedi questo articolo). O come nell’immagine sopra, aprendo Photoshop e lo strumento CURVE. Impostiamo il tipo di opacità su “LUMINOSITA’” in modo che l’intervento non vada ad alterare i colori dell’immagine ma soltanto la luminosità. Nell’immagine di esempio, il recupero interviene in modo graduale agendo soprattutto sui mezzitoni. Con le curve possiamo modificare la luminosità dell’immagine in modo più accurato, dato che ogni immagine è diversa dall’altra.

Anche una fotocamera vecchia come la EOS 30D può arrivare a ISO 6400 in questa maniera, come nell’immagine a seguire:

Come si nota in questa foto (e si spiega meglio in quest’articolo) non c’è una grande differenza nella qualità dell’immagine tra una EOS 30D spinta a ISO 6400 in postproduzione e il file nativamente ISO 6400 di una EOS 7D. La differenza c’è ma non è molta. Inoltre incide di più la maggiore risoluzione della EOS 7D (18MP) rispetto ai soli 8MP della EOS 30D. La reale differenza si ha con un sensore FULL FRAME anche di una “vecchia” EOS 5D Mark2 che essendo grande il doppio ha una densità di pixel molto minore e quindi un rapporto segnale/disturbo decisamente più favorevole.

Questo ci dice un’altra cosa: se ad esempio fare foto ai concerti o comunque usare gli alti ISO è una nostra priorità, piuttosto che rincorrere l’ultima fotocamera uscita nel segmento amatoriale, con sensore APS-c (Canon EOS 600D, 700D 60D, 70D, 7D, ecc), è una scelta assai più sensata l’acquisto di una fotocamera full frame anche usata, di più vecchia generazione. Con tutte le migliorie tecnologiche e livello di sensore e processore, un sensore più grande è semplicemente migliore, anche se di due generazioni precedenti. Con 500 eu oggi possiamo acquistare una EOS 5D primo tipo. Se possiamo accettarne le limitazioni (che sono tutte in altri comparti ma NON nella qualità di immagine), non c’è nessuna ragione per spendere il doppio su una fotocamera di ultima generazione che nemmeno raggiunge tale qualità, pure se con una risoluzione superiore. Soldi che possono essere spesi su un’ottica di qualità.

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Marco Palladino

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